L'uomo ha sempre convogliato le sue credenze nonché fede in quel moralismo identificato nella religione o Stato. Sia il laico che il credente hanno sempre derubricato il loro potere a associazioni ambigue e perciò sono stati inficiati di dogmi antietici. Se ora ci ritroviamo a combattere con pregiudizi o preconcetti, quando non ci si imbatte nella vera discriminazione che sfocia nelle fobie e in tutte quelle manifestazioni antropologiche di cui l'uomo è portatore genetico, lo dobbiamo a anni di oscurantismo intellettuale nonché condizionamento delle azioni o comportamenti. Se la mente elabora una controdifesa psicologica, credendosi portatrice del sapere, poiché l'ignoranza è il nemico principale di tutte le teorie, è solo in funzione di un vivere sereno e lontano dai problemi. Problemi che sempre verranno a disturbare l'operato di una vita dignitosa, per il fatto che i Sieropositivi non appartentengono a una classe sociale maggioritaria. L'homo sieropositivos non deve pensare che il mondo attorno a lui sia malvagio ma deve contabilizzarsi come un estraneo tra i quasi perfetti. Anche Aristotele sosteneva l'eliminazione di bambini "difettosi". Non siamo al barbaro se pur colto Aristotele ma, per difenderci, abbiamo elaborato vari sistemi. Se la famiglia è la prima barriera da superare e, non ci sono le premesse per cambiarla, rimane solo lasciare usi costumi e comoditá e affrontare il mondo con la lancia in resta. D'altra parte, il nostro sistema genetico è per il 30 per cento non genitoriale. Se poi uno di quei due che ci hanno creato se ne va, ed entra in famiglia un alieno, la discutibile filogenesi entra in crisi. Le altre battaglie arrivano conseguentemente appresso poiché la società é foriera di malizia e, il soccombere come il plagiarsi, induce la psiche a un deterioramente alienante insufflando la depressione. Tutto nasce in noi e con noi. Le elaborazione psicoconcettuali, a mio avviso, servono ai deboli di spirito o alle persone che ancora vivono in "governance
lunedì 27 giugno 2011
Dissertazioni filosofiche e antitesi sull'HIV
L'uomo ha sempre convogliato le sue credenze nonché fede in quel moralismo identificato nella religione o Stato. Sia il laico che il credente hanno sempre derubricato il loro potere a associazioni ambigue e perciò sono stati inficiati di dogmi antietici. Se ora ci ritroviamo a combattere con pregiudizi o preconcetti, quando non ci si imbatte nella vera discriminazione che sfocia nelle fobie e in tutte quelle manifestazioni antropologiche di cui l'uomo è portatore genetico, lo dobbiamo a anni di oscurantismo intellettuale nonché condizionamento delle azioni o comportamenti. Se la mente elabora una controdifesa psicologica, credendosi portatrice del sapere, poiché l'ignoranza è il nemico principale di tutte le teorie, è solo in funzione di un vivere sereno e lontano dai problemi. Problemi che sempre verranno a disturbare l'operato di una vita dignitosa, per il fatto che i Sieropositivi non appartentengono a una classe sociale maggioritaria. L'homo sieropositivos non deve pensare che il mondo attorno a lui sia malvagio ma deve contabilizzarsi come un estraneo tra i quasi perfetti. Anche Aristotele sosteneva l'eliminazione di bambini "difettosi". Non siamo al barbaro se pur colto Aristotele ma, per difenderci, abbiamo elaborato vari sistemi. Se la famiglia è la prima barriera da superare e, non ci sono le premesse per cambiarla, rimane solo lasciare usi costumi e comoditá e affrontare il mondo con la lancia in resta. D'altra parte, il nostro sistema genetico è per il 30 per cento non genitoriale. Se poi uno di quei due che ci hanno creato se ne va, ed entra in famiglia un alieno, la discutibile filogenesi entra in crisi. Le altre battaglie arrivano conseguentemente appresso poiché la società é foriera di malizia e, il soccombere come il plagiarsi, induce la psiche a un deterioramente alienante insufflando la depressione. Tutto nasce in noi e con noi. Le elaborazione psicoconcettuali, a mio avviso, servono ai deboli di spirito o alle persone che ancora vivono in "governance